Il filo sensibile. Intervista a Carla Mura

Container 60×60 Filo di cotone su tela 2015

Io e l’artista ci vediamo in un bar poco prima del suo evento alla “Tenda” in via Solferino, Milano. Dove, in occasione del Salone del mobile, espone una sua opera. Il tema da sviluppare è l’Africa. Vedendo l’opera e pensando alla terra da interpretare e rappresentare, penso ci sia una grande pertinenza di linguaggio. E’ stata in grado di astrarre e concettualizzare, costumi, usanze e ambientazione.
Avevo già visto alcuni suoi lavori in galleria “Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter” e pensai che dietro questo armonioso intersecarsi di fili si celasse una storia, una narrazione e probabilmente un percorso di vita. Filamenti mossi con eleganza e maestria, portati fino all’astrazione, ma dal segno deciso. La tessitura della tela inevitabilmente mi porta a pensare a Penelope e al suo epocale stratagemma ideato per sottrarsi a unirsi in matrimonio con uno dei proci, nobili pretendenti della sua mano e così tradire suo marito Ulisse partito per la guerra di Troia. Di giorno tesseva la tela e di notte la disfaceva. Avendo promesso ai proci che avrebbe scelto il futuro marito al termine del lavoro, così rimandava all’infinito il momento della scelta. La sua fedeltà coniugale è stata premiata, poiché venne scoperta ma nel frattempo ritornò Ulisse e si ricongiunse a suo moglie e a suo figlio. Carla a differenza di Penelope, tesse tele e fili senza doverle disfare, sono una narrazione continua. Una vibrazione e una musicalità incessante, sono colonne sonore mixate a colori di fili che si sovrappongono e si intrecciano al fine di comporre e creare naturalmente un opera d’arte.
Ed io le chiedo, dopo una prima fase di “riscaldamento” e di rapida conoscenza:

c’è una storia dietro le tue opere?

Sì c’è una storia. E’ la mia storia. E’ la storia della mia sensibilità, che ho sviluppato nel tempo anche con sofferenza. Le mie opere seguono i miei momenti. Corde e sfumature che spaziano nel mio interiore e risuonano nei miei stati d’animo. Anche la sofferenza fisica, penso, abbia inciso nella realizzazione del mio lavoro. Nell’espressione artistica penso che incida questo fattore, l’arte facile non esiste.

Ho visto che hai avuto un’evoluzione e un cambiamento nel tuo lavoro. Il passaggio dall’acrilico al tessuto.
Com’è avvenuto?

Ho sentito mio questo materiale così delicato, che un po’ mi rispecchia. Delicato e resistente al tempo stesso. Nel 2001, quando vivevo a Roma ero in giro in un mercato di antiquariato e vedo una rocca di filo ecru e mi è venuta la voglia d’iniziare a lavorarlo. Ho iniziato con la miscelazione di filo e acrilico, ecru e neri, man mano ho abbandonato l’acrilico e ho continuato solo con il filo. In un primo momento ho utilizzato solo il bianco e il nero per poi passare alla combinazione di colori.

Nella tua arte c’è molta manualità, come realizzi le tue opere?

Uso vari materiali di supporto, prediligo tele quadrate. Perché è come se perimetrassi e fermassi un momento o un periodo limitato nel tempo attraverso la tela, in qualche modo creo un periodo. Tela sulle gambe, rocche a disposizione e poi inizio la mia lavorazione; istintiva.
Conserva qualcosa di dimenticato che è la lavorazione manuale combinata ad un tocco di originalità.

Quando hai iniziato con questo lavoro?

Ho iniziato a dipingere a ventisei anni, con dei lavori su acrilico. Sono andata a vivere da sola e volevo appendere dei quadri alle pareti e ho iniziato a realizzarne. Da quel momento non mi sono più fermata,
sono autodidatta. Ho fatto le magistrali e poi mi sono occupata di pubblicità.

Quando è avvenuta la tua affermazione nel mondo delle gallerie e dell’arte?

Quasi subito, mi ha presa una galleria di Cagliari la Man Ray e da lì ho iniziato a fare una serie di mostre. Poi mi sono trasferita a Roma, dove ho avuto il mio proseguimento lavorativo come artista.

Progetti per il futuro?

Vorrei addentrarmi maggiormente nel linguaggio architettonico, studiando qualcosa ad ok e progettando qualcosa in merito.

La casa azzurra 120×120 Filo di cotone su tela 2014

Solitamente scelgo io la canzone o il pensiero da dedicare ad un artista in base a ciò che penso e a ciò che mi trasmette, ma questa volta ho voluto cambiare le regole e le chiedo: qual’è la tua canzone preferita?

Ringrazio Carla per la disponibilità concessa e i galleristi.
Colgo l’occasione per farle il mio in bocca al lupo per la sua vita e la sua carriera.
Di seguito vi propongo una galleria d’immagini dei suoi lavori.