In flore furoris. Intervista a Pietro Geranzani

Sono ad un vernissage ed un uomo mi dice; “domani vieni alla mia mostra?”
Io: Sì e tu chi sei?
Lui: Sono Pietro Geranzani e domani inaugura la mia mostra all’Area 35 In Via Vigevano a Milano.

Io: ah sì, avevo in programma di andare all’Area35 a vedere questo vernissage e se mi emoziono t’intervisto, altrimenti no! Lui: Ok, concordo!

Il giorno dopo, arrivo alla mostra e la mia prima impressione è stata; impattante. Vedo lui e gli dico: Hai visto che sono venuta alla tua mostra, ma non mi sono emozionata sono interrogativa. T’intervisto!
Lui: Ok, sentiamoci domani e accordiamoci, ma non prima delle 11:00.
L’indomani; lo chiamo alle 14:30 e prendiamo accordi. Da gentiluomo fa decidere a me, luogo e orario e glielo comunico via sms. E’una caccia al tesoro e che il tutto: “prenda la forma che deve”. Mio sms il giorno dopo: Ciao Pietro, ho scelto il luogo dell’incontro: Indiana Post in via casale alle ore 16:00.
Lui: Ok.
Due giorni dopo, Pietro arriva al luogo dell’incontro alle 15:55. E’ un professionista, preciso e puntuale!
Io ero dentro che l’aspettavo. Ci accomodiamo ad un tavolino del locale uno di fronte all’altro e diamo inizio alla nostra conversazione.
Avevo capito nell’osservare le sue opere, che probabilmente avrei scoperto un mondo conoscendolo e conversandoci. Non mi sono sbagliata. E’ stata la prima volta in anni di carriera che sono stata fortemente indecisa se ascoltarlo o scrivere.
Pietro, uomo dalla mente veloce, linka una varietà di argomenti proprio come fa nelle sue opere, che divengono inevitabilmente lo specchio del suo complesso e variegato essere. Anche se in realtà adopera un linguaggio molto semplice e comprensibile. Avrei conversato per le ventiquattro ore successive, probabilmente bevendo una cospicua quantità di vino. Solo tre ore a disposizione. Troppo poche per racchiudere argomenti così importanti e vasti, che spaziano attraverso una pluralità di gesti e forme di
espressione. Nella sua arte c’è la vita, la morte, la storia, la musica,una raccolta infinita d’immagini che si sposano e si combinano alla perfezione tra di loro. Pietro può essere tutto questo e l`opposto di questo.
Prende, osserva, si nutre di tutto ciò che vede e crea. Crea nel tempo, cerca di far maturare ed evolvere le sue opere. Le fa evolvere con la vita, le conduce ad una crescita matura e consapevole.

Cosa fai nella vita?

Il pittore, è l’unico modo in cui riesco a definirmi. La mostra qui a Milano è stata un pò come il ballo delle debuttanti, erano anni che non esponevo. Ho avuto anche la fortuna e la possibilità d`incontrare un gallerista pronto ad investire e ad avere voglia e passione nel fare.

Passo subito a chiedergli di spiegarmi le opere che mi avevano maggiormente colpito, solo per una questione di tempo. Anche se in realtà avrei desiderato farmele raccontare tutte.
Ombra ammonitrice: “ E’ il titolo di un film dell’espressionismo tedesco, film che parla dell’ombra, giocoso e non drammatico. L’artista maschio vuole dare vita attraverso la tela. Faccio una mostra al Palazzo Ducale di Genova per il giorno della memoria. A che cosa serve la giornata della memoria? Monito. E la mostra s’intitolava, ombre ammonitrici”.
Ombre ammonitrici: “sono una serie di quadri, che analizzano la penombra tra il visibile e l’invisibile. E’ un gruppo di quadri numerati compresa una scultura”.
Ombra ammonitrice 6:” indica le parti del corpo, le parti che non si devono mostrare, quelle vietate. E’un quadro di racconto. Nasce nel 2004, dopo l’uccisione di Fabrizio Quattrocchi e su come avviene il patriottismo. “Ora vi faccio vedere come muore un italiano”. Quella pratica non era usuale e nelle due settimane successive feci quest’opera dove io risposi a tutti i miei interrogativi in merito. Io ho voluto fare un quadro sull’arbitrio e sul sopruso dell’uccisione di un altro essere rispetto ad un altro. Opera dove io risposi a tutti i miei interrogativi in merito. E’ un quadro di necrofilia, ripreso da un quadro esemplare di martirio e raccontare l’aspetto del martirio, con la testa rotolante che esplica: “adesso vi faccio vedere come muore”, però sappiamo che la testa mozzata non dice nulla. Si allarga la forbice di coloro i quali si esprimono: sono io che lo racconto e diviene un autoritratto. Le ombre ammonitrici corrispondono ad ombre emotive che ci mettono in guardia su ciò che potrebbe o non potrebbe avvenire, un pò quello che avviene nel dormiveglia”.
Stiamo parlando della sua opera Dump mop e gli chiedo inesorabilmente:
Perchè associ il bianco alla morte? “Per me è importante il concetto di bianco. Ha origini molto antiche la mia fascinazione del bianco. Il bianco calcinato è uno strumento igienizzante, purifica. Equivalenza
interiore. Porta ad una dimensione spirituale del bianco. L’ala diviene momumento. Passiamo a mare di nebbia: “non sempre m’interessa la pittura. Non mi dice niente, solo commozione da parte mia e di altre persone”. Castagna siderale?”E’ uno studio sulla casualità e su come un fattore può cambiafre l’ordine degli eventi”. Le opere che ami particolarmente e che ti hanno dato maggiormente?: “La cappella degli Scrovegni di Giotto; Notte stellata di Munch degli anni ’20;La zattera della medusa di Theodor Gericaut; L’altare di Isenheim di Grunewaldt. Tempo scaduto!

Lui: Annalisa, hai delle cuffie molto grandi? Uno stereo?

Io: certo che sì!

Lui: Quando torni a casa stasera mettiti le cuffie abbassa le luci e ascolta: Amen di Henryk Gorecki.
L’ ho fatto e la dedico a tutti voi, consigliandovi vivamente questa mostra, ma a differenza mia non cercate spiegazioni, lasciatevi semplicemente trasportare da ciò che percepite.

Ringrazio Pietro per la sua disponibilità e spero di proseguire e approfondire quest’intervista.



Buona visione e Buon ascolto.