
La prima cosa che guardo mentre seleziono le mostre a cui andare è il titolo, prima ancora di vedere le opere a disposizione per la comunicazione e prima anche di sapere il nome dell’artista.
L’ignoto che appare, mi piace, vado a vedere se appare anche a me. Arrivo in galleria un’ora prima dell’inizio. Questa volta scelgo volutamente di guardare la mostra in silenzio e magari se fossi stata fortunata avrei avuto la possibilità di conoscere l’artista. Dopo una carinissima accoglienza da parte dello staff, mi soffermo in totale solitudine ad osservare le opere.
Immagini essenziali, dove c’è l’innegabile presenza di un lavoro avvenuto nel tempo e una ricerca attenta ed istintiva. Mi appaiono volti e mani accennati, che indicano la presenza non di un’identita, ma bensì accenni di indole vitale che appaiono ancor prima della persona stessa nella sua totalità. Tratti accennati di viso e di mani, sono elementi importanti, che disvelano molto su chi sei e su cosa vuoi dire e su cosa provi. Lo sfondo nero ne arricchisce ed impreziosisce il messaggio. Belle queste opere, intense, silenziose e comunicative. Mi verrebbe da dire alle opere: ah si, so chi sei anche se non ti vedo bene, lo vedo e lo percecipsco. Dopo poco arriva anche l’artista. Bingo!
Prima domanda a bruciapelo; L’ignoto che appare?
L’ignoto che appare è il momento dello stupore. E’ la particella della vita che appare ed è anche il tentativo della pittura. Il pittore applica una microparticella di vita sulla tela che lo spettatore in qualche modo riceve. Un quadro senza spettatore non esiste. Quello che cerco di fare da pittore è di trasferire le mie emozioni e quello che accade dentro di me. L’oscurita è seducente però tecnicamente nella pittura non perdona. La vita si manifesta nel volto e nelle mani. Colgo quello che vedo di più forte.
E lo lascio libero di parlare…
“Per me anche la luce nell’oscurità, rappresenta qualche cosa che inizia timidamente ad apparire dal nulla che è la mia condizione”.
“Dopo anni di lavoro sono arrivato alla pittura della scena. Ho cercato di andare al cuore della cosa. L’artista cerca di fermare un movimento interiore. E’ la condizione dell’essere umano”.
E’ un lavoro da intenditori, non è una mostra per chiunque. Penso sia una mostra adatta a chi è in grado di cogliere e percepire.
“In questi anni ho seguito un filo conduttore che parte dal ritratto fino alla pittura di scena. E c’è un forte tentativo attraverso la pittura di aiutarmi ed iniziare a conoscermi meglio e conoscere meglio il prossimo”.
Da quanto tempo hai iniziato a dipingere?
“Da quando ne ho avuto il coraggio”.
Il tuo periodo pittorico preferito?
“Il momento pittorico che preferisco è il ‘600 pittorico della figura che esce dall’oscurità”.

Al momento dei saluti, gli chiedo di autografarmi il catalogo della mostra:
Lui: Annalisa, dammi una definizione della mostra in una sola parola!
Io: Essenziale.
Dedica catalogo: “Al tentativo, spero sincero, di orientarmi verso l’essenzialità.”
Ringrazio Lorenzo e la galleria (“Il Milione”, Milano) per la disponibilità concessami e ovviamente consiglio vivamente questa mostra.