“Attesa”
Luca Gastaldo

“Un giorno di notte”

L’ambientazione del suo lavoro è quasi sempre notturna, ma vi è sempre una luce di speranza e di attesa per ciò che avverrà con un atteggiamento di positività; il tutto elegantemente espresso. C’è una bellissima chiave romantica attraverso i suoi paesaggi al chiar di luna e sotto le stelle. Mi sono rivista in qualche modo nelle sue ambientazioni, ho rivisto i paesaggi della mia infanzia, della mia vita ai quali sono molto legata. Ho avvertito un’immediata empatia.

A conoscerlo di persona, penso che i suoi lavori lo rappresentino; artista dall’animo bello e profondo, nitido come un giorno di notte di mezza estate.

Parlami un po’ di te e del tuo percorso.

“Frequento il Liceo Artistico a Milano, grazie al quale ho ricevuto una buona base nel disegno. Cosa che si è rivelata fondamentale nei valori che faccio; anche se, c’è una predominanza d’istinto e di getto. E’ stato proprio grazie al mio professore di disegno che m’indirizza, dopo un lungo periodo d’indecisione, ad iscrivermi all’Accademia di Brera.

Prima d’iniziare a frequentare il Liceo artistico ho frequentato per un anno di liceo scientifico, ma la mia reale passione prende inevitabilmente il sopravvento. Per fortuna anche la mia famiglia ha accettato la scelta, non opponendo resistenza. Durante il mio percorso di studi in accademia viene a mancare mio padre, e questo ha voluto dire per me fare una scelta seria. Diventare un artista e un serio professionista o far sì che rimanesse solo una passione e prendere in mano l’azienda di famiglia.

Ho deciso che ci dovevo provare in ogni caso. Ed è stato da quel momento che ho iniziato a fare paesaggi, perché ho sentito la naturale esigenza di trasferire le mie emozioni interiori e profonde ai probabili fruitori che avrebbero visto le mie opere. Era il linguaggio che in quel momento mi è sembrato più diretto e che avesse un valore più comune per tutti. Un messaggio nel quale ognuno di noi si potesse rivedere e in qualche modo riconoscere e condividere le mie stesse emozioni. Avevo questo come mio desiderio personale; trasferire emozioni. Nel paesaggio ho identificato il mio linguaggio espressivo in cui poter incanalare ciò che avevo dentro e ho iniziato.

Nella prima fase del mio lavoro ho scelto il catrame e l’acqua ragia come tecnica da utilizzare. Poi andando avanti nel tempo ho sperimentato le varie lavorazioni e reazioni che potevo ottenere con l’utilizzo del catrame. Nel mio lavoro riporto il ricordo di ciò che ho vissuto, che con il tempo ho rielaborato. Sento di essermi evoluto e allo stesso tempo di essermi fatto anche naturalmente trasportare.

Nella mia pittura c’è un’ambivalenza; nei periodi in cui sono più tranquillo riesco a fare opere con un’atmosfera più dura, nel caso contrario quando sono più agitato faccio opere più nitide in qualche modo ricerco la tranquillità attraverso la pittura. Per me fanno da spunto creativo anche ciò che ho visto nella mia vita anche attraverso immagini che ho avuto modo di aver visto e che si fondono con il mio vissuto. Voglio che le mie opere stupiscano me per primo”.

Nelle sue opere predilige il momento in cui il giorno sta volgendo a termine per lasciar spazio all’inizio di un altro. In qualche modo predilige la scena di passaggio, che porta con se il vissuto di un giorno appena trascorso e l’arrivo del successivo, così come la ciclicità della natura stessa vuole. L’incontro tra terra e cielo. Rimanendo sempre radicato nella realtà con i piedi per terra, ma non per questo privo di sogni per il futuro.

Progetti per il futuro?

“Un nuovo progetto di percorso museale che prenderà il via a Roma fino a portarmi, spero fuori dall’Italia. In prospettiva c’è un progetto per la Russia”.

Dopo la fase d’innamoramento che ha avuto professionalmente ora con queste nuove esperienze con le quali si misurerà darà vita ad un progetto di amore e di costruzione con nuove prospettive.

In occasione di questo incontro, mi è stato chiesto di poter curare la sua prossima mostra che si terrà a Roma presso il Museo Stadio di Diocleziano il sette di Aprile.

Onorata di poter portare a “battesimo” Luca in questa sua nuova fase professionale. Colgo l’occasione per mostrarvi una galleria d’immagini che rappresentano il suo storico lavorativo e qualche chicca per la sua prossima mostra.

Io e l’artista vi salutiamo e ci rivediamo per la sua mostra personale dal titolo: “Attesa”

La mia dedica a Luca per il suo futuro è:

“La mia sera”
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell’aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell’umida sera.
E’, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d’oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell’ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
Che gridi nell’aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l’ebbero intera.
Nè io … che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don … Don … E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra …
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch’io torni com’era …
sentivo mia madre … poi nulla …
sul far della sera.
Giovanni Pascoli