Conosco Francesco per caso, qualche settimana fa grazie ad un amico comune. Introverso, di poche parole, ma grande osservatore. Il suo sguardo è acuto e profondo al tempo stesso. Solitamente chi parla poco ha sempre uno sconfinato mondo interiore da esplorare. Non ho perso tempo, come al solito…
Io: sei un artista?
Lui: sì
Io: cosa fai?
Lui: sculture, puoi andare sul mio sito.
Io: ok
Curiosissima, il giorno seguente apro il suo sito e do un rapido sguardo, tanto per rendermi conto se una rapida visualizzazione avrebbe colpito la mia attenzione. Guardo due immagini, una scultura e un disegno.
Tre minuti dopo, gli scrivo un messaggio con richiesta di appuntamento per una chiacchierata. Lui accetta di buon grado. Qualche giorno dopo sono in studio da lui.
Questa volta, ho deciso di iniziare il mio scritto dalla parte finale e dal congedo della nostra conversazione.
Io: Francesco, sai perché la ricerca nell’arte non si esaurirà mai?
Lui: mi guarda e non risponde
Io: perché l’arte è vita!
Lui: sì è vero, hai ragione!
Ci accomodiamo l’uno di fronte all’altro su due comode poltrone, nel suo bellissimo loft. E’ la sua casa studio, arredato con gusto. Essenziale e armonioso. Al centro, a dividere le poltrone c’è un tavolino da fumo e un posacenere. Ci siamo rispettivamente muniti di un pacchetto di sigarette a testa. La conversazione si prospetta lunga, interessante ed articolata; impossibile non fumarci su!
Ha cercato di raccontarmi il suo lavoro, ma più che altro, secondo me, ha voluto trasmettermi il suo atteggiamento nei riguardi del suo lavoro. Atteggiamento da professionista, conserva un grande credo verso ciò che fa, quasi totalitario. La sua arte è la sua vita, il suo pensiero, la sua poetica, la sua analisi, le sue emozioni e le sue sensazioni. Forti e delicate al tempo stesso. Non lascia nulla al caso, tutto ciò che crea lo fa dopo un’attenta elaborazione mentale, spirituale e professionale. Francesco ama creare. L’artista porta avanti un concetto, non l’immagine. E’ un uomo di pensiero, riflessivo, colto, curioso di sapere e sperimentare. Non ha orientato la ricerca nel suo lavoro solo analizzando un tipo di linguaggio o un unico canale di argomento, ma bensì la sua ricerca è proiettata a trecentosessanta gradi. Sull’uomo e sulle interconnessioni nella realtà che vive, attraverso ciò che pensa. Per poi passare all’uomo come elemento della natura stessa e quanto i movimenti del cosmo influenzino una serie una serie di processi e dinamiche. Legato alla cultura orientale più che alla nostra, sui concetti di pieno e di vuoto. Nel 2005 inizia la lavorazione stilistica di sculture dove l’artista analizza il concetto del consumismo, proprio della nostra era: “ciò che ci appartiene ci consuma”. Gli è servito questo linguaggio per poter esprimere la mancanza d’identità e fisicità che caratterizza l’uomo della nostra era, che antepone l’aspetto esteriore per poter etichettare un’identità interiore, che non sempre è corrispondente alla realtà e al vero modo di essere e al vero Io. Sculture umane prive dell’umano. Parallelamente alla ricerca da parte dell’artista si è orientata sull’aspetto storico sociale, portando così il fruitore ad una riflessione, sui fatti realmente accaduti che in qualche modo hanno scosso l’opinione pubblica. Questo tipo di linguaggio, differentemente dalla prima parte della sua ricerca, rivolge l’attenzione su ciò che ha scosso o colpito in maniera differente le coscienze di ognuno e ognuno con la libertà di poter interpretare, riflettere e reagire in base alla propria sensibilità. La realizzazione di queste opere viene eseguita attraverso un’incisione a punta secca su lamiera, dove vi è l’immagine di episodi realmente accaduti.
Mi dici in che tipo di lavori hai manifestato questo tipo d’indagine e di analisi?
Nel 2010 ho presentato ufficialmente, anche se la gestazione di questo progetto è iniziata nel 2008. L’indagine sulla guerra e sulla religione con uno spaccato molto ampio visto e analizzato da più realtà a livello mondiale, tipo: i giovani volontari americani che sono andati a combattere la guerra in Iraq. I giovani israeliani, e le varie contraddizioni che le religioni hanno avuto nella storia. E dopo tutto questo buio mi sono accorto che tutto il materiale che risulta di scarto e che veniva prodotto dalla scaldatura del ferro poteva avere una valenza stilistica e formale interessante. Come per dire: “come la fenice noi possiamo risorgere dalle ceneri che si sono composte dalle opere inizialmente più scheletriche per poi diventare più fisiche. E questo percorso, come accade qualche volta, ho cercato, di descrivere il karma di una nuova vita, in maniera più spirituale e interiore. Hanno preso vita le sculture di farfalle.
Perché le farfalle?
La farfalla ha un suo significato e una sua simbologia sia nella nostra cultura che in quelle orientali. La farfalla ha subito delle mutazioni, vive pochissimo e poi fondamentalmente esce dal bozzolo. Nelle mie opere iniziali le ho concepite come bozzoli e questo assume per me il significato di andare oltre. Andare in una condizione umana che non esiste, ma che è sognata. Ogni singola farfalla che compone l’opera nella sua totalità che si figura come essere umano. In realtà è una collettività di pensieri con un’accezione estremamente positiva e di purezza. Facendo questa figura mi sono accorto che ero arrivato ad una visione finita di un tema che non aveva bisogno di ulteriore carico, non c’era ricerca, poiché nell’umana comprensione non si può sapere oltre un determinato punto. C’è una sola opera dal titolo “Skin” che è composta interamente da farfalle arrugginite, che strappano dalla terra la pelle umana di cui si scoprirà l’intero corpo per proteggersi dall’esterno. Perché si rende conto che l’immortalità di spirito immateriale e di purezza si deve necessariamente proteggere per non scomparire. Quest’opera mi ha fatto capire che il mio compito di ricercare questa forma umana non era del tutto conclusa e da questo momento ho ripreso quest’indagine attraverso la polvere. Non più analizzando un solo aspetto, ma capendo dall’utilizzo di questo materiale e dal concetto del mio lavoro, ho analizzato anche aspetti che appartengono ad una natura cosmologica, che si riflette in qualche modo anche nella natura umana”.
Francesco è semplice e complesso, fisico e fisica, biologico, umano, spirituale, politico e poetico. Su questi concetti si articola il suo lavoro, che dura da 18 anni.
Progetti futuri?
Per scaramanzia, preferisco: “tirar fuori la torta quand’è pronta”.
Impossibile poter etichettare o catalogare un artista come Francesco in una corrente artistica di appartenenza, se me lo chiedereste, io vi risponderei; Francesco è la sua arte è la sua vita!
“La mia dedica all’artista è: La vita è un mistero da vivere, non un problema da risolvere“.
Soren Kierkgaard
Come sempre, vi mostro una galleria d’immagini emblematiche che vi mostreranno il suo lavoro in tutti i passaggi.
Buona visione e Buona vita a tutti!