Il trasformista, Dario Ballantini;l’Artista. Intervista

Milano, 17 Dicembre 2015
ore 14:00

Era da tempo che un mio amico mi ripeteva: “Annalisa, devi vedere Dario Ballantini e le sue opere”
Io: Opere? Ma cosa stai dicendo? Stai parlando di un omonimo?
Lui: no, è lo stesso che conosci tu!
E’ passato del tempo, ero curiosa ma volevo che capitasse l’occasione e il momento giusto, non volevo forzare gli eventi. Un pomeriggio, mi viene in mente Dario e cerco di fissare un appuntamento per incontrarlo. Basta, la mia curiosità doveva essere esaudita! L’appuntamento mi viene fissato nel suo studio a Milano. Non vi nascondo che non ho idea chi mi sarei trovata di fronte, sono emozionata. Eccoci alle presentazioni. Vedo una persona, priva di maschere che a stento avrei riconosciuto per strada.
Ci accomodiamo e iniziamo la nostra conversazione.
Mi inizia a parlare di uno storico innatismo artistico all’interno della sua famiglia. E di come nella vita niente succede per caso e che, probabilmente quello che si diventa sia già scritto. A lui sicuramente è scritto nel
dna. E’ nato artista: Il nonno gli ha dato la possibilità di vedere il teatro, essendo lui stesso un attore e il padre pittore, entrambi non hanno continuato la carriera artistica.
Lui ha riscattato queste due figure e ne ha seguito le orme. Dario è un produttivo di natura: “il talento è in me ambo le parti.” L’arte lui non la spiega la sente. Fa arte per emozione: “cosa ci stiamo a fare nel mondo
e quante cose possiamo essere, questo è il suo concetto di vita”. Emozione che ha sentito di manifestare sin da bambino creandosi un suo mondo fantastico:
“A otto anni mi sono fatto un fumetto da solo, mi ero creato degli eroi. Il titolo del fumetto era Mask, il protagonista era un personaggio che amava mascherarsi. Chiesi a mio fratello come si diceva in inglese
maschera, e lui rispose: Mask!”
“A dodici anni ad una festa dell’unità in Toscana vedo uno spettacolo di Alighiero Noschese, famoso per i suoi trucchi e ne rimango colpito. Già allora tutti in famiglia gli dicevano che era bravissimo nelle
imitazioni.”
Frequenta il liceo artistico: ”Capii subito che avrei voluto fare quello nella vita.” La sua passione per la pittura non l’ha mai abbandonata definitivamente, l’ha lasciata semplicemente sopire in alcuni momenti,
forse per paura, per insicurezza, forse perché è difficile portare avanti due aspetti della propria persona e aspettarsi di essere stimato, conosciuto e riconosciuto per entrambi. La nostra conversazione è stata
ampliata dalla presenza del suo manager, arrivato in un secondo momento, Massimo Licinio. Diventa una chiacchierata di confronto a tre; sulla vita, su quello che ci succede, su chi siamo e su chi vogliamo essere.
Entrambi molto colti e preparati, ci siamo confrontati a lungo sulle nostre esperienze di vita, sulla filosofia, sulla psicologia, sulla fede e sulla ragione. La mia curiosità era proprio dettata dal voler vedere chi c’era
dietro una maschera, un personaggio. Dario è una bellissima persona, complessa ed emotiva. Che ama regalare naturalmente emozioni. E’ nella sua natura nel suon essere. Eh sì, come diceva Vasco: “E’ tutto un
equilibrio sopra la follia”. La follia è una ricchezza, bisogna saperla riconoscere e impararci a convivere.

Deve ringraziare il suo manager Massimo Licinio per averlo sempre spronato e costretto a far venire fuori e affermare anche il suo lato artistico, da amico prima che da manager, l’ha tirato fuori da ciò che lo sommergeva. Dopo anni che non dipingeva ha cercato di farlo ricominciare: “non puoi rifiutare di negare un dono”. Gli commissionò un quadro per casa sua. Il fatto di dargli la possibilità di rimettergli un pennello in mano con un obiettivo sarebbe stato terapeutico. Gli dette la possibilità di fare ciò che voleva: “fai fai Dario sfogati.”
Nel 2001, la ripresa, con: “Red Power Red Moon”. All’inizio Dario non voleva mostrare al mondo quest’altro suo aspetto, ma poi come sempre nella vita, da cosa nasce cosa. Giancarlo Vigorelli, lo rassicurò scrivendo un bellissimo articolo su di lui e decise di fare la sua prima mostra.
Nel frattempo mi hanno mostrato tutto lo storico creativo dell’artista, dagli inizi fino agli ultimi lavori. E’ stato un percorso di grandi cambiamenti, di linguaggi sempre nuovi che si sono evoluti nel tempo. Massimo
ha deciso di spronarlo nuovamente, ha deciso di farlo misurare con la scultura e di nuovo: “devo cambiare casa fammi una scultura”.
Nella nostra conversazione abbiamo parlato del nostro comune mito; Lucio Dalla che fortunatamente Dario ha avuto il piacere di conoscerlo e di lavorarci insieme. Con mio grande piacere ringrazio Dario e Massimo
per il tempo dedicatomi, per la gentilezza e disponibilità. E con altrettanto piacere vi mostro uno storico delle sue opere e giudicate voi…

La mia dedica personale a Dario è “L’allegria” di Lucio Dalla:
Quale allegria
se ti ho cercato per una vita senza trovarti
senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
per vederti andare via
quale allegria
quale allegria,
se non riesco neanche più a immaginarti
senza sapere se volare, se strisciare
insomma, non so più dove cercarti
quale allegria
quale allegria,
senza far finta di dormire
con la tua guancia sulla mia
saper invece che domani “ciao, come stai”
una pacca sulla spalla e via…
quale allegria,
quale allegria,
cambiar faccia cento volte 
per far finta di essere un bambino
di essere un bambino
con un sorriso ospitale ridere cantare far casino
insomma far finta che sia sempre un carnevale…

Sempre un carnevale.
Senza allegria
uscire presto la mattina
la testa piena di pensieri
scansare macchine, giornali
tornare in fretta a casa
tanto oggi è come ieri
senza allegria
anche sui treni e gli aeroplani
o sopra un palco illuminato
fare un inchino a quelli che ti son davanti
e son in tanti e ti battono le mani.
Senza allegria
a letto insieme senza pace
senza più niente da inventare.
Esser costretti a farsi anche del male
per potersi con dolcezza perdonare
e continuare.
Con allegria
far finta che in fondo in tutto il mondo
c’è gente con gli stessi tuoi problemi
e poi fondare un circolo serale
per pazzi sprassolati e un poco scemi
facendo finta che la gara sia
arrivare in salute al gran finale.
Mentre è già pronto Andrea
con un bastone e cento denti
che ti chiede di pagare
per i suoi pasti mal mangiati
i sonni derubati i furti obbligati
per essere stato ucciso
quindici volte in fondo a un viale
per quindici anni la sera di Natale…