
Era da tempo che avevo voglia di scambiare due chiacchiere con Giovanni Frangi. Ci siamo sentiti più volte prima di fissare un appuntamento ufficiale. Dopo tanto peregrinare, a causa delle nostre vite frenetiche,
finalmente oggi 30 Novembre 2015 ore 15:00 ci sediamo per un caffè. Luogo dell’appuntamento; “L’elettrauto”.
L’ultima volta che ci siamo visti personalmente è stata in occasione della sua ultima personale “La legge della giungla”, negli spazi luminosi della galleria M77 in via mecenate a Milan, rimasi colpita dalla solenne
bellezza delle opere e dall’eleganza dei modi dell’artista. Siamo di fronte ad un caffè ed una spremuta d’arancia questa volta, nessuna formalità, come due vecchi amici al bar, per raccontarci.

Argomento della nostra conversazione: la pausa…
Che cos’è la pausa per un artista?
“Quando si è nel momento ritmico del proprio lavoro, si è in una fase produttiva di creatività, produttrice di endorfina. La pausa è unitamente presente nel vissuto lavorativo di un artista, fa parte del suo dna, è una
necessità, pari alla fase creativa. Nella pausa c’è la fase elaborativa; di lasciare che le cose vadano a motore spento, anche un’assenza se vuoi, un desiderio di non pensare a niente…di liberare il cervello. L’arte dovrebbe essere un tentativo di sperimentare qualcosa di non conosciuto”.
Per Giovanni è molto importante il suo lavoro ed essere quello che fa, e non lo fa in maniera casuale. Alla base del suo lavoro c’è sempre un’idea progettuale, per poter raccontare delle storie. La pausa al tempo
stesso, secondo Giovanni, potrebbe risultare pericolosa, potrebbe non essere facile ritornare a lavoro; “nel mio lavoro è molto importante l’automatismo del gesto: l’automatismo della mano deve essere spontaneo,
non deve essere frutto di ragionamento, ma deve il frutto della mano che diventa intelligente, quando muovi una matita su un foglio, hai la possibilità di scelta e in quel momento che la mano diventa
intelligente, almeno si spera!
Il rapporto con il proprio corpo e quest’ultimo non deve avvertire la fatica del gesto. Per acquisire scioltezza ci vuole allenamento, un po’ come ritornare ad andare in bicicletta”.
Trae ispirazione dalle foto: “le foto che faccio sono il supporto del mio lavoro. Io fotografo tutto e di tutto. Dalle foto inizia la mia indagine. Il progetto “La legge della giungla”, come idea progettuale è nato a
Fuerteventura e dalla sua natura esotica, ho messo in risalto la natura e le sue foreste”. Ama fermare i momenti con il suo occhio e indagare attraverso di esso.
“Attraverso il disegno si ottiene la capacità di sintesi di ciò che si vuole esprimere attraverso l’immagine. Il ritmo e il segno sono elementi libidinosi, sottintendono una forma di piacere”. In effetti nei suoi lavori
traspare grande passione. Un altro procedimento logico nel processo creativo, secondo lui è: “tra l’idea progettuale e la realizzazione
ultima c’è sempre uno scarto tra quello che avevi in mente e quello che realizzi, che non è mai quello che avevi pensato all’inizio, avvengono delle inconsapevoli modifiche. Da una parte questo processo rende
questo processo attraente perché svela qualcosa d’inaspettato, però dall’altro lato rappresenta una sorta di fallimento rispetto a quello che avresti voluto, ed è proprio in quell’idea di fallimento nasce l’idea di
riscatto, perché l’idea del fallimento ti stimola a ripartire di nuovo. E’ un’onda continua”.
In questo momento sono statico; “anche se in realtà sento la sabbia muoversi, si sta muovendo qualcosa”
La mia evoluzione è a binario doppio; da un lato, ho l’esigenza di sintesi, cerco di renderla nella maniera più semplice possibile e dall’altro, sono attratto dal desiderio di raccontare storie più complesse.
Giovanni, come ti definisci? “Un pittore che guarda le cose della natura”
Van Gogh diceva: “l’arte è l’uomo aggiunto alla natura”. E’ bello ascoltare un grande artista come lui senza la vergogna di dover dimostrare, nel rispetto dei suoi tempi e delle sue logiche evolutive e risolutive.
L’arte, per Giovanni, diviene la sua fonte d’ispirazione e di terapia al tempo stesso.
“Questo perchè l’arte è un mezzo che mi sono costruito e che col tempo ho cercato di perfezionare di esprimere qualcosa che abbiamo dentro
qualcosa che non si può dire in altri modi ma che appartiene alle cose che ci fanno stare in pace col mondo in realtà la pausa è creativa perchè sappiamo che è a termine la fisicità dell’esecuzione è talmente importante che è quasi di per sè autosufficente”.
Siamo andati nel suo studio; sì è vero qualcosa si sta muovendo…infatti mi alzo…: è solo nella fase di riscaldamento.
Nell’attesa di veder generare qualcosa di nuovo, vi lascio con una serie d’immagini antologiche delle opere di Giovanni Frangi. Come sempre, ringrazio Giovanni per il tempo trascorso insieme è stato per me un
grande piacere e voglio dedicargli questo pensiero: “Ogni volta, infatti, che riteniamo che rimanga una qualche verità da conoscere, un qualche bene da raggiungere, noi sempre ricerchiamo un’altra verità ed
aspiriamo ad un altro bene. Insomma l’indagine e la ricerca non si appagheranno nel conseguimento di una verità limitata e di un bene definito. […] Nello stesso modo la materia particolare, sia essa corporea o
incorporea, non assume mai una struttura definitiva, e non essendo paga delle forme particolari assunte in
eterno al conseguimento di nuove forme” Giordano Bruno
Buona lettura e buona visione a tutti!