Milano, 5 Gennaio 2015, ore 18:30
E’ un po’ che osservo Giulio Zanet, ma aspettavo, come sempre, il momento giusto per confrontarmici. Il momento è arrivato; l’ho contattato per la sua mostra personale che si terrà il 12 Gennaio a Milano, nello spazio d’arte di Maryling e curata da Ivan Quaroni.
Lui, molto carinamente, ha accettato il confronto. Siamo in studio da lui per parlarne. La nostra chiacchierata si è aperta con due calici di vino rosso e un brindisi in nome dell’arte; “ Se l’arte ce l’hai ce l’hai”.
I suoi orientamenti formativi inziali sono di natura molto diversa dagli sviluppi futuri; frequenta il Liceo Scientifico, ma inizia a dipingere a soli sedici anni, finito il liceo decide questa volta di scegliere la passione,
s’iscrive all’Accademia di Belle Arti. In realtà, scopre molto presto che l’unico tipo di lavoro su cui riesce a concentrarsi è questo e sceglie
consapevolmente di seguire questo tipo di ricerca; “Questo lavoro mi fa star bene e mi rende felice”. E’ una costante e infinita ricerca perché non ha mai fine. Noto con piacere che lui l’affronta con grande positività e ottimismo non trascurando i suoi travagli interiori, le sue opere sono piene di colore, di vita. Non è stata casuale la scelta del titolo della mostra: “Still Nothing”, ancora nulla; “Fare pittura è un ragionamento esperienziale”.
Questi suoi ultimi lavori li definisce compiuti, solo forme e colori. Visti in
orizzontale sembra materiale di accumulo, ma non accumulo materiale, ma bensì costituito dalle esperienze di vita. E’ la bellezza dell’arte interminabilità della ricerca. “L’arte, la pratica pittorica è uno strumento di conoscenza. E’ uno dei motivi per cui cambio e sono cambiato spesso nel mio approccio empirico al lavoro. L’astrazione in questo momento rappresenta la mia ricerca. La nostra vita è un contrasto di elementi ed è impossibile dargli un ordine. Anche se con queste opere c’è stato un tentativo. Ogni volta che inizi un quadro c’è una sfida e la consapevolezza della non vittoria è di per se una gloria.
Vivo l’arte non prendendomi troppo sul serio, ma dedicandogli comunque tutta la mia vita”. Definisco questi suoi ultimi lavori un gioioso mix tra freddo e caldo. Sono piacevolmente sorpresa dalla maturità e dalla consapevolezza con cui si confronta con questo lavoro, seppur artista di giovane età ha capito l’essenza di quest’avventura nel mondo dell’arte. Mi ha fatto molto piacere confrontarmi con lui, anche per la compatibilità di punti di vista. Ho il piacere di mostrarvi una piccola anticipazione del prossimo vernissage.
Come ben sapete sono solita fare dediche, che siano di buon auspicio per gli artisti e per le mostre. Questa volta ho cambiato dinamica, faccio scegliere direttamente a Giulio la canzone che preferisce, lui ha scelto, Andy’s Chest di Lou Reed ed io non posso che condividere in pieno la sua scelta:
If I could be anything in the world that flew
I would be a bat and come swooping after you
And if the last time you were here things were a bit askew
Well, you know what happens after dark
When rattlesnakes lose their skins and their hearts
And all the missionaries lose their bark
Oh, all the trees are calling after you
And all the venom snipers after you
Are all the mountains boulder after you
If I could be any one of the things in this world that bite
Instead of a dentured ocelot on a leash
I’d rather be a kite
And be tied to the end of your string
and flying in the air, baby, at night
‘Cause you know what they say about honey bears
When you shave off all their baby hair
You have a hairy minded pink bare bear
And all the bells are rolling out for you
And stones are all erupting out for you
And all the cheap bloodsuckers are flying after you
Yesterday, Daisy Mae and Biff were groovin’ on the street
And just like in a movie
her hands became her feet
Her belly button was her mouth
which meant she tasted what she’d speak, ooohhh
But the funny thing
is what happened to her nose, ooohhh
It grew until it reached all of her toes, ooohhh
Now, when people say her feet smell they mean her nose
And curtains laced with diamonds Dear for you
And all the Roman noblemen for you
And kingdom’s Christian soldiers dear for you
And melting ice cap mountains tops for you
Oh, oh, and knights in flaming silver robes for you
And bats that with a kiss turn prince for you
Swoop, swoop, oh, baby, rock, rock
Swoop, swoop, rock, rock
Swoop, swoop, rock, rock
Consiglio a tutti voi di andare a vedere questa, a mio parere, bellissima mostra!
Colgo l’occasione per fare a Giulio il mio in bocca al lupo per questa nuova prova e salutare tutti voi e augurarvi un felice 2016, visto che questo è il mio primo articolo dell’anno che sia di buon auspicio per tutti!