Ho vissuto per anni in Toscana, nello specifico a Firenze, ma per me la Toscana non è Firenze. Adoro questa terra, ci ritorno sempre volentieri tutti gli anni e ci trascorro lunghi periodi. Mi fa bene stare in questo luogo
incantato, mi aiuta a riossigenare il cervello e nutre la mia anima.
Spesso , trascorro del tempo a Volterra, una bellissima cittadina che si erge su un colle, circondata da una bellissima campagna. Io dico sempre: “quando son qui mi sembra di essere stata catapultata in un’altra epoca”. Sì, quando sei qui hai la netta impressione di vivere in un presente passato.
Bellissimo, adoro i suoi odori, il suo panorama, la sua storia, la sua arte è una piccola chicca che offre questa meravigliosa terra.
Non sono la sola a scrivere di questa particolare realtà toscana, prima di me lo ha fatto D’Annunzio, tanto amata e citata da lui stesso nelle sue opere, ve ne mostro una delle tante:
Volterra
Su l’etrusche tue mura, erma Volterra,
fondate nella rupe, alle tue porte
senza stridore, io vidi gente morte
della cupa città ch’era sotterra.
Il flagel della peste e della guerra
Avea piagata e tronca la sua sorte;
e antichi orrori nel tuo Mastio forte
empievan l’ombra che nessun disserra.
Lontanar le maremme fabbricose
Vidi, e i plumbei monti, e il Mar biancastro,
e l’Elba e l’Arcipelago selvaggio.
Poi la mia carne inerte si compose
Nel sarcofago sculto d’alabastro
Ov’è Circe e il brutal suo beveraggio. (D’Annunzio, Elettra 1904, tratto da “Le città del silenzio”, IV)
Tutti gli anni da trent’anni a questa parte, Volterra fa da scenario ad un bellissimo e oramai conosciuto festival delle arti, che pone l’accento sul teatro, non a caso s’intitola VolterraTeatro e quest’anno il titolo
che rappresenta la manifestazione è: “La città ideale”.
Ho espressamente voluto conoscere l’ideatore e direttore artistico da oramai ventotto anni, colui il quale ha reso possibile lo sviluppo e la crescita internazionale di un’idea e di un intento di vita, della sua vita.
Ve lo presento: Armando Punzo.
Dopo la conferenza stampa di presentazione dell’intero evento, mi ha dedicato del suo tempo. Ci siamo diretti io e lui verso lo storico ristorante “L’antica pesa”, per poter fare questa intervista in un luogo tranquillo.
Sono le 23:15, iniziamo la nostra conversazione:
Mi potrebbe parlare del suo progetto di portare il teatro in carcere?
“Da ventotto anni seguo il progetto “VolterraTeatro” e in un secondo momento in qualità di direttore artistico. M’interessa l’idea di cambiamento. Avevo un piccolo teatro sotto il carcere, un giorno mi è venuta l’idea di portare il teatro all’interno del carcere a gente che è agli antipodi con i principi della cultura, ma dell’arte e della bellezza. Da quel giorno ad oggi non ne sono più uscito, è stato per me anche motivo per
risolvere una mia questione artistica”.
Qual è il suo rapporto con i detenuti?
“Ero un ragazzo molto giovane, ignaro di quali potessero essere le dinamiche. Sono andato semplicemente oltre le loro motivazioni del perché fossero lì e mi sono limitato a manifestargli il mio intento. E’ avvenuto
tutto in maniera naturale. Io sono cresciuto con loro e loro sono cresciuti con me e scopri che le persone non sono quello che fanno, le loro azioni fanno solo parte di un momento”.
In questi trent’anni di festival, che cambiamenti e sviluppi ha notato maggiormente?
“Con l’ingresso del teatro non è cambiato il festival, ma il carcere stesso. E’ stato un lavoro lungo, fino ad arrivare ad oggi che si parla di una costruzione di un teatro nel carcere stesso. Tutto questo era impensabile
all’inizio. E’ possibile cambiare qualcosa, ho visto persone prive di ogni cultura e di ogni radice culturale fare cose straordinarie”.
Rifarebbe tutto?
“Sì e ancora di più”.
Cosa cambierebbe?
“Non cambierei niente, serei ancora più radicale”.
Colgo l’occasione per ringraziare Armando Punzo per la sua immediata disponibilità e tutto il suo staff per la professionalità dimostrata.
Inoltre, vi mostro tutto il programma nella sua interezza una galleryd’immagni delle precedenti edizioni.
In bocca al lupo a tutti!!